Questa settimana ho compiuto trentun anni, trent’un, trentun’anni o come cavolo si scrive e si dice. A 31 anni inizia ad essere più difficile anche dirlo, scriverlo. Come se percorressi una piccola salita nell’ammetterlo.
Forse mi sembra una piccola salita perché è finito il 30annozero? L’anno da dedicare a me, a noi e inanellare esperienze, idee, e tutte le varie ed eventuali non precedentemente considerate.
Questo 30annozero mi ha insegnato molto. Prima di tutto ad accogliere gli imprevisti e a dargli una sfumatura positiva. A non escludere. A cimentarmi. A non arrovellarmi su quello che non posso cambiare. A dare un peso alle persone in base a ciò che fanno e quindi a costruirgli un vestito su misura: più di così non può fare. Ad accettare, come sono io. A non rinunciare.
Come si fa a lasciare andare un anno così intenso. Se lo guardo da qui tutto quello che ho fatto è stato tremendamente qui, come mai prima: Napoli, Napoli posti e angoli che non avevo mai vissuto della mia città!
…E allo stesso tempo il mondo con il giro di 12 tappe e 4 continenti fatto insieme ad Antonio. E infatti da bravi viaggiatori il mio compleanno è stato a Capri, quale migliore cornice, sotto al Faro. E sapete? Anche questo è stato un imprevisto. Il matrimonio di un amico nuovo di zecca, conosciuto qualche mese fa perché mi sono cimentata in una nuova impresa.
E quello di Antonio è stato a luglio a Sydney. Sushi di fronte al mare, sul prato. Non avevamo preventivato una giornata così bella.
Ma per questo può dirsi finito il nostro 30annozero? No. Perché un cambio di prospettiva non si chiude, può solo continuare.